Amare la Natura e fotografarla – Marco Colombo, fotografo naturalista

Buongiorno e buon lunedì a tutti voi! Oggi andiamo a conoscere Marco Colombo, un bravissimo fotografo naturalista (potevo farmelo mancare qui sul blog?), che ho visto qualche settimana fa ad un incontro dove presentava anche il suo nuovo libro Paesaggi Bestiali.

Marco Colombo fotografo
Marco Colombo all’opera

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PROCEDIAMO…

L’intervista

Durante un incontro hai parlato dell’importanza, per te, di fotografare gli animali, contestualizzati nell’ambiente in cui vivono e non limitarsi ai ritratti degli stessi. Hai aggiunto che questo fa si che non ci si limiti a dire “Salvaguardiamo quell’animale”, ma che il pensiero sia poi più propenso al “Che bei posti! Proteggiamoli!”. Quanto incide su questo pensiero il tuo lavoro?

Ritrarre gli animali ambientati è spesso complicato, perchè bisogna trovarli in un contesto interessante dal punto di vista ambientale e della luce. La fotografia inclusiva è molto più difficile per me di quella esclusiva (cioè quella che tende a isolare il soggetto dallo sfondo), e quindi il tasso di successo più basso.

Però in questo modo, oltre a veicolare un messaggio di conservazione più “sistemico”, posso godermi gli animali a distanza, osservarne comportamenti che da vicino non vedrei perchè noterebbero la mia presenza, e così via. E’ anche una forma di rispetto!

Cosa significa essere un fotografo naturalista? Non nel senso stretto del termine, ma per te cosa significa, e che messaggio porti a chi vede le tue foto?

Sono prima naturalista e poi fotografo: ho sempre amato gli animali, e a 11 anni di età ho cominciato anche a fotografarli.

La mia formazione professionale poi è continuata con la laurea in Scienze Naturali, che mi ha permesso di imparare e rafforzare le mie basi ed i metodi, oltre ad una continua ricerca personale su libri, pubblicazioni scientifiche, riviste e sul campo ovviamente.

Le fotografie non salveranno il pianeta, sono i nostri comportamenti a permettere di cambiare. Ma le fotografie portano messaggi, e a volte, poche, questi messaggi fanno cambiare.

L’importante è non far vedere solo cose belle, perchè altrimenti l’immagine che si dà al pubblico è fuorviante e si “ignorano” i problemi.

A PROPOSITO DI AMORE PER LA NATURA, LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO

Tra tutte le foto che hai scattato, ce n’è una a cui tieni particolarmente?

Sono ipercritico nei confronti delle mie immagini, raramente ne sono soddisfatto. Ricordo con piacere i singoli incontri con gli animali, tra i quali uno dei più significativi è stato quello col gatto selvatico, un vero fantasma dei boschi; sott’acqua sicuramente la mobula (cugina mediterranea della manta), larga oltre 3 metri, ha un posto speciale nel mio cuore.

Qual’è il tuo punto di vista riguardo la convivenza tra uomo e animali selvatici?

A mio parere non bisogna essere estremisti né in un senso né nell’altro. La convivenza è un compromesso, e come tale deve riuscire ad accontentare entrambe le parti in causa.

Ora ti faccio una domanda un po’ provocatoria: è più impattante e pericoloso l’uomo o quale animale selvatico sugli ecosistemi? Perché ti chiedo questo? Perché ad esempio, l’argomento “cinghiali” è uno tra i più discussi (almeno dalle mie parti), in quanto se è vero che il cinghiale può far danni (occhio che il blog è seguito anche da vegani 😀 ), è vero anche che gli stessi, spesso sono stati introdotti proprio dall’Uomo per attività venatoria, o sbaglio?

Tutto ha un impatto. L’uomo è parte della natura, e il suo grande impatto è dato soprattutto dalla densità umana in certe aree e dalla sovrappopolazione in generale.
Pensare l’uomo al di sopra della natura non è corretto, ma non lo è nemmeno pensarlo al di sotto: l’uomo è una specie tra le tante.
È impossibile non avere impatti sull’ambiente, bisogna solo riflettere su quali siano i paletti che non si possono e non si devono varcare

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Racconta ai lettori di StoNature blog, un po’ del tuo ultimo libro “Paesaggi Bestiali”

“Paesaggi bestiali” parla dell’importanza della conservazione degli ambienti naturali montani nel complesso, più che dei singoli elementi.

E’ un viaggio, attraverso immagini ambientate e testi scientifici, che dipinge un quadro dello stato di conservazione della fauna italiana, dal lupo appenninico al picchio nero, dalla ghiandaia marina al barbagianni, dalla vipera dal corno allo scorpione.

E’ stampato su una particolare carta ruvida, che ha un effetto gradevole al tatto, e i vari capitoli sono collegati anche da un mio racconto, un’escursione sul campo, dove si capisce ancor più profondamente come i cambiamenti socioeconomici influiscano sulla conservazione della natura.

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Ti va di raccontarci come si svolge un appostamento, o una tua giornata tipo, quando decidi di andare a fotografare qualche animale?

E’ vero che esistono botte di fortuna, ma in generale bisogna documentarsi molto su ciò che si vuole fotografare, per sapere come comportarsi, cosa non fare, e prevedere i comportamenti. Non è facile e spesso non si conclude granché! Gli appostamenti di per sé sono molto noiosi, aspetti spesso al freddo per ore, svegliandoti prestissimo, nella remota speranza che qualche animale passi nella radura che stai guardando: quando capita però sei ripagato di tutto!

Per chi volesse seguirmi:

https://www.facebook.com/MarcoColomboWildlifePhotography

www.calosoma.it

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