Nessuna normalità a cui tornare – A lezione dal coronavirus

Buongiorno e buon lunedì!

Non ti spaventare, quello di oggi non è un articolo apocalittico e di disperazione, anche se il titolo potrebbe ingannare.

È una riflessione su questa frase tanto sentita in questo periodo:

Tornare alla normalità

Qualche consiglio per cominciare da capo

tornare normalità coronavirus
Foto di Edward Lich da Pixabay

Chi lo decide?

Partiamo da prima: chi decide cosa è normale e cosa non lo è? Il fatto che tutti gli individui (o la maggioranza) adottino un comportamento fa sì che questo sia la normalità?

Dal dizionario della lingua italiana, questa parola indica l’essere normale, ovvero che è conforme alla norma, regolare ed ordinario.

E la norma? Che cos’è? Un precetto generale, ordine o comando della legge.

Non trovi che sia limitante per gli esseri viventi essere semplicemente ordinari e conformi alle regole?

Attenzione che non parlo di quelle di buona convivenza e rispetto verso gli altri, e tanto meno mi riferisco al non rispetto delle leggi, anche se talvolta discutibili.

La riflessione cade proprio sul chi decide e si arroga il diritto di dire “Questo è normale e va bene, e quello no”.

Non appena si esce dall’ordinario, si rischia di sentire addosso il peso degli sguardi, dei giudizi e dell’opinione pubblica.

Ma normale ordinario sono sinonimi di corretto e giusto? Non ne sono così sicuro, anzi.

La parola più vicina e allo stesso tempo opposta è proprio la extra-ordinarietà, appartenente spesso ad individui che hanno fatto grandi cose per l’umanità o per il pianeta.

Se la normalità, porta in una direzione distruttiva, siamo sicuri di voler tornare a quella normalità?

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cambiare strada coronavirus
Foto di bertvthul da Pixabay

Una strada sbagliata

Se ad un bivio ho imboccato una strada che risulta chiaramente fuorviante e sbagliata, e ad un certo punto trovo uno spiazzo per potermi fermare, ragionare, e girarmi per cambiare direzione, non è forse meglio prenderne un’altra, piuttosto che imboccarla nuovamente e ripetere gli stessi errori?

Intendo che non c’è nessuna normalità a cui tornare, ma che è forse più costruttivo, interessante e sano, ricominciare da capo.

Abbiamo l’occasione di rivedere i nostri comportamenti.

Siamo finalmente davanti alla realtà, sbattuta in faccia dalla forma di vita più piccola della Terra, un virus, che ci sta mostrando come sta il mondo se stiamo fermi: sta bene!

Gli animali stanno riprendendo spazi che gli erano vietati dalla nostra pericolosa presenza, l’aria è buona ed è respirabile (paradosso: dobbiamo respirare attraverso mascherine), le acque dei laghi e dei mari sono cristalline, i cieli sono limpidi e sgombri da linee bianche lasciate dal traffico aereo. Le orecchie sono libere dal caos creato dai rombi di motori, di fabbriche, di aerei e clacson che suonano all’impazzata.

Non si sta obiettivamente meglio? Anche noi? Ad un ritmo più lento, più umano e naturale?

È più piacevole il canto degli uccelli o il traffico delle colonne di auto durante il fine settimana?

Sono consapevole che non è possibile rimanere fermi così, ma credo che nel ripartire, possiamo rivedere le modalità con cui ci muoviamo sul pianeta.

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Conclusioni

Dal punto in cui ci troviamo abbiamo la possibilità di prendere diverse strade, tra cui quella che abbiamo già sperimentato e che si è dimostrata logorante nei confronti della vita.

Piuttosto che ambire ad un ritorno alla normalità, credo sia meglio pensare a rimetterci davanti alla linea di partenza, riflettere, toglierci le scarpe e camminare a passi leggeri e delicati su quella che è la casa di tutti, non solo la nostra.

Per concludere: la nostra abitazione, quella materiale, fatta di mattoni, mobili ed oggetti, la sfruttiamo fino all’osso o la curiamo con attenzione?

Non è forse più importante la casa, quella fatta di terra, aria, acqua, roccia, etc? Allora perché non fare un milione di passi indietro (o forse in avanti) e cominciare a prendercene cura?

RISPETTA LA VITA, RISPETTA LA NATURA

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