Vita in montagna: (più di) un anno di vita vera

Vita in montagna: ci sono persone che ambiscono a cambiare vita, e altre che ci riescono. Oggi, caro lettore e cara lettrice, ti propongo l’intervista che ho fatto a Tommaso e Alessia, due ragazzi che hanno cambiato la loro vita, nonché autori del libro Al ritmo delle stagioni, un anno di vita in montagna
Non mi dilungo e lascio che sia il nostro protagonista a parlare.
A rispondere alle domande è Tommaso…buona lettura

vita in montagna


Cosa vi ha spinti a cambiare casa e completamente stile di vita?


Molte cose: la mancanza di spazio e di socialità della grande metropoli, la
lontananza di pensiero da una società sempre più incline all’autodistruzione,
una voglia crescente di cambiare ritmo, il bisogno che sentivamo di vivere a
contatto con la natura, la ricerca di nuovi stimoli e di un contesto dove poterci
esprimere e fare nuove esperienze. E ovviamente il desiderio di vivere circondati
dagli animali!

Quali sono le principali difficoltà della vita in montagna che avete incontrato?


Se devo essere onesto, l’unica vera difficoltà sono stati i rapporti con levita in montagna
amministrazioni locali. A parole si lamentano del fatto che la montagna sia spopolata, di fatto guardano con sospetto ogni novità che potrebbe compromettere la loro posizione, spesso consolidata da decenni. Il quadro che
emerge dalle nostre esperienze e da diverse testimonianze raccolte è quasi sempre lo stesso: le comunità sono felici di accogliere nuovi abitanti, le
amministrazioni nel migliore dei casi li ignorano.

Qualche rimpianto sul vostro vecchio stile di vita? (anche se immagino di no) Avete mai pensato ad un ritorno alle vecchie abitudini? Ai vecchi ritmi frenetici della città?


L’unico rimpianto è di non averlo fatto prima!

Nel vostro libro “un anno di vita in montagna” spesso mi sono riconosciuto nelle turbe di Tommaso che hanno preceduto la partenza e spesso ho trovato ribadito il concetto di mix tra tecnologia e vita di montagna. Su quest’ ultimo volevo chiedervi come hanno accolto nella comunità dove vi siete trasferiti il vostro nuovo approccio, più moderno.


Direi bene, visto che per molti siamo diventati il punto di riferimento per
qualsiasi consulenza di tipo informatico. Qui hanno tutti un computer e uno
smartphone (ok, quasi tutti!), ma spesso mancano le conoscenze informatiche di
base e i centri di assistenza sono piuttosto lontani. Così, chi ha problemi perché
non riesce a scaricare le foto dal telefono o ha il computer che fa i capricci, o
qualsiasi altro problema assurdo, viene da noi a chiedere un consiglio! Diverse
persone poi sono state felici di avere un grafico a portata di mano e mi hanno
commissionato lavori di vario tipo, soprattutto siti internet. Il più delle volte non
chiedo soldi in cambio, ma pagamenti “in natura” visto che quasi tutti gestiscono
aziende agricole. Lavorare così è decisamente più appagante che farlo per soldi!

Che ne dici di mettere un like alla mia pagina facebook? Grazie, per me è importante avere un riscontro. Andiamo avanti…

Miti da sfatare sulla vita in montagna (tipo la paura dell’isolamento)


L’isolamento? Per come la vedo io speravo di averne molto di più! Scherzi a
parte, i momenti in cui si è davvero isolati sono così pochi che non vediamo l’ora
di goderceli. Ma poi, come si fa a parlare di isolamento quando siamo tutti
perennemente connessi? Basta fare un giro in città per rendersi conto che la
“socialità” ormai è starsene uno accanto all’altro e ignorarsi, ciascuno perso nel
proprio apparecchio elettronico.
Quando ci chiedono com’è cambiata la nostra vita sociale da quando siamo
venuti a vivere in montagna, rispondiamo sempre: è esplosa! A Roma vanno tutti
di corsa, hanno sempre troppi impegni ed era diventato difficile incontrare anche
gli amici più stretti. In montagna la vita ha un altro ritmo e c’è più tempo da
dedicare agli altri.

So che state lavorando a più progetti in questo periodo, tra cui un nuovo libro. Ci potete anticipare qualcosa?


I progetti in cantiere sono tanti, motivo per cui facciamo continuamente
slittare la data di uscita! Il primo a vedere la luce sarà un libro fotografico,
corredato da testi e racconti. Si tratta di un esperimento, in tutti i sensi: abbiamo
voluto provare qualcosa di nuovo e come sempre abbiamo scelto di farlo a modo
nostro, cercando un approccio personale a questa forma di comunicazione.
L’idea di fondo è ancora una volta quella di colpire il pubblico per diffondere un
messaggio costruttivo. Dovrebbe uscire tra gennaio e febbraio, per ora non voglio
dire altro perché ci stiamo ancora lavorando.
Il seguito di «Un anno di vita in montagna» (se mai riusciremo a scriverlo!)
uscirà forse in primavera, ma conoscendo i nostri ritmi la data potrebbe slittare
ancora 🙂

Vi sentite cambiati da quando avete scelto di fare questa vita? Se si, in cosa?


Ci sentiamo più ricchi, più autonomi, abbiamo maggiore fiducia nelle nostre
capacità e nella possibilità di imparare cose nuove. Siamo certamente più
consapevoli di cosa voglia dire vivere a contatto con la natura, nel bene e nel
male.

CHE NE DICI? MI LASCI UN BEL “MI PIACE” IN FONDO ALL’ARTICOLO? GRAZIE MILLE

Ora che guardate la Società dall’alto ( in quota) e da più distante, immagino che i vostri punti di vista siano ancora più a fuoco sul modo di vivere attuale. Come lo vedete, a distanza di qualche anno? Ora che questa esperienza si è radicata in voi?


Siamo molto tristi per come va il mondo, e sempre meno ottimisti che le cose
possano cambiare in meglio. D’altra parte siamo entrati in contatto con tante
piccole realtà che ce la mettono tutta, ciascuna a modo proprio, per costruirsi un
mondo e una vita migliori. Il rispetto per l’ambiente, l’amore per il prossimo,
l’empatia per tutte le creature viventi sono molto più diffuse di quanto si creda,
anche se fanno meno rumore delle brutture da cui siamo bombardati. Diciamo
che non nutriamo molte speranze nell’umanità, ma abbiamo una grande fiducia
nelle persone.

Secondo voi è fattibile per tutti una scelta simile? Nel senso che spesso verso chi fa certe scelte viene mosso il dito contro della serie “Eh ma tu ne hai la possibilità”. A voi è capitato di sentirvi puntati sotto gli indici del “pensiero punitivo popolare”?

I primi tempi è capitato, poi abbiamo imparato ad ammorbidire le nostre
posizioni, a usare parole più moderate e comprensibili. Critiche costruttive ne
abbiamo ricevute davvero poche purtroppo, forse nessuna, la maggior parte degli
“attacchi” (che comunque si contano sulle dita) è stata del tipo: sembri felice e
allora ti urlo contro tutta la mia frustrazione. Comunque, alla lunga anche
queste situazioni si sono rivelate utili, perché ci hanno costretto a elaborare un
messaggio più chiaro, difficile da fraintendere.
Non so se tutti possano fare una scelta di questo tipo, ma conosco persone
che stanno percorrendo strade simili e che come noi sono partite da zero. Diverse
coppie hanno figli piccoli o in arrivo, e per quello che vedo sono i più felici di
tutti, a dispetto della classica obiezione che ci viene rivolta, e cioè che per noi è
tutto facile perché non abbiamo bambini.

Le vostre famiglie come hanno accolto questa decisione? E i vostri amici? Li vedete ancora (quelli di vecchia data intendo)?


Alcuni li vediamo ancora, altri no, com’era inevitabile. La cosa bella è che
abbiamo stretto nuove amicizie, alcune mi auguro destinate a durare, e
“recuperato” vecchi amici che avevamo perso per strada: persone che, venute a
conoscenza della nostra scelta, ci hanno ricontattato, ci sono venute a trovare e
in alcuni casi tornano a trovarci con regolarità!
Quando ci vediamo con gli amici, poi, è quasi sempre per passare insieme
giornate intere, a volte giorni o settimane. Così, anche se gli incontri sono più
sporadici, gli scambi sono più intensi, più profondi. Lo stesso discorso vale per le
nostre famiglie, che ci hanno sempre appoggiato nelle scelte anche se andavano
contro le loro speranze di averci vicini: non ci vediamo a pranzo tutte le
domeniche, ovvio, ma quando ci incontriamo è sempre una festa.

QUI TI SPIEGO COME FARE DEL BENE AL NOSTRO PIANETA

La cosa più bella che avete ora


Le cose belle sono tante, ma forse la più inaspettata e gradita è ricevere ogni
giorno messaggi di affetto e di stima. Ho perso il conto di quante persone ci
hanno ringraziato per aver dato loro l’impulso decisivo a cambiare vita, o anche
solo una speranza da coltivare per il proprio futuro. Quelli che hanno fatto il
salto ci raccontano la loro storia e parlano di felicità, ci mostrano le foto delle
nuove case e dei panorami che hanno di fronte, ci spediscono regali o ci invitano
ad andarli a trovare. Tutto questo è meraviglioso, la miglior ricompensa per
l’impegno che stiamo mettendo nel tentativo di offrire una testimonianza.
Spesso ci sentiamo inutili, vediamo il mondo in rovina, le persone infelici e noi
non possiamo farci niente; è bello sapere che hai dato qualcosa a qualcuno, che
hai dato un contribuito affinché persone sconosciute trovassero il coraggio di
esprimersi e prendere la direzione che sognavano.

Come vivono le comunità montane oggi rispetto a ieri? Avvertite qualche cambiamento, magari anche portato da voi, o rimane tutto ben ancorato alle tradizioni e ai vecchi stili di vita?


Le tradizioni e i vecchi stili di vita sulle Alpi e sugli Appennini stanno
morendo, a una velocità inimmaginabile. Quel poco che resta si trasforma in
offerta turistica, perdendo autenticità. La globalizzazione è arrivata anche qui,
portando come altrove molti più danni che benefici. Omologazione,
spopolamento (con conseguente perdita di servizi e di presidi sul territorio),
turismo mordi e fuggi, infrastrutture impattanti e soprattutto burocrazia,
tantissima burocrazia, spesso priva di senso, che sta rendendo letteralmente
impossibile la sopravvivenza delle attività tradizionali. Si fa tanto parlare delle
bellezze del nostro Paese, della storia, di qualità della vita, di eccellenze
gastronomiche e artigianali ma poi non viene fatto niente per valorizzare queste
ricchezze. Anzi. Città e campagna appartengono ancora a due universi culturali
molto lontani tra loro, c’è un divario enorme di percezione e tutto a scapito delle
aree rurali, che sono sempre più soggette a sfruttamento indiscriminato e magari
inconsapevole, come quello del turismo di massa e delle sue infrastrutture. Chi
va a sciare non si rende conto di quanto ciò sia diventato impattante,
l’escursionista che si lamenta per aver incontrato dei cani da guardiania non sa
che quello è l’unico modo che ha il pastore per portare avanti la sua attività, e che
proprio da quell’attività, da un lavoro durissimo portato avanti spesso in perdita
e ormai solo per passione, dipendono la manutenzione e l’esistenza stessa del
sentiero e dell’intero paesaggio che lui, l’escursionista, sta attraversando e
ammirando per puro piacere. E qui sta il problema culturale, la mancanza di
consapevolezza della stragrande maggioranza delle persone (anche quelle più
vicine alle tematiche ambientali) che il paesaggio che tutti amiamo, quello
spazio che ci permette di tanto in tanto di fuggire da un mondo opprimente e
trovare pace, non è wilderness, natura selvaggia, ma un ecosistema costruito
dall’uomo, che si regge sulla presenza umana e su un delicato e secolare
equilibrio con la natura. Ogni tanto sento dire: «Ben venga lo spopolamento
delle montagne, così la natura riprenderà i suoi spazi». Io amo la natura e i
luoghi selvaggi, ma non è così che funziona. Senza l’uomo e le attività
tradizionali il sistema montagna sta collassando, e rischiamo di pagarne tutti le
conseguenze.

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Ora vi chiedo un aiuto: convincete la mia ragazza a spostarci verso una vita in montagna 🙂


Questo non possiamo farlo mi dispiace, va contro le nostre regole 🙂
Scherzi a parte, noi non vogliamo convincere nessuno, su questo siamo
sempre stati molto chiari. Se raccontiamo la nostra storia è solo per offrire
spunti, stimoli, informazioni, punti di vista. Gli impedimenti maggiori al
cambiamento sono di natura psicologica, è la paura dell’ignoto a frenarci, per
questo per alcuni è determinante entrare in contatto con esperienze di vita
vissuta. Chi sente il bisogno di fare una scelta di questo tipo non ha bisogno di
essere convinto, sa già in cuor suo che vuole farlo. E prima o poi lo farà, magari
trovando in un racconto il coraggio che gli mancava 😉

Grazie Tommaso per la tua disponibilità e per la testimonianza che portate a tutti. Attenderemo con la dovuta ansia le novità in arrivo.

E tu? Lo hai letto il libro? Li conoscevi? Se questo articolo ti è piaciuto, ti chiedo il favore di aiutarmi a condividerlo. GRAZIE 🙂

E NON DIMENTICARE DI LASCIARMI UN “MI PIACE” QUI SOTTO 🙂

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